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Olimpiadi di Sochi, la Russia vuole dimenticare Vancouver e punta a entrare nei top 5
Nelle Olimpiadi invernali di Sochi, la Russia si è posta come traguardo di arrivare nelle top 5, dopo l'umiliante fiasco di Vancouver nel 2010 (undicesimo posto con 15 medaglie, di cui solo 3 d'oro), il peggiore della storia dai tempi dell'Urss. È l'obiettivo annunciato dal ministro russo dello sport Vitali Mutko, sopravvissuto alla raffica di dimissioni dopo la disfatta canadese, tra cui quelle del presidente del comitato olimpico Leonid Tiagaciov (ex allenatore personale e compagno di sci alpino di Putin), nonostante gli sprechi dei fondi pubblici denunciati poco dopo dalla Corte dei conti: ne avrebbe approfittato anche lo stesso Mutko spendendo 1400 dollari a notte per una camera d'albergo (contro il tetto di 130 dollari previsto dalla legge russa), per sè, la moglie e anche una dozzina di ospiti che nulla avevano a che fare con la delegazione ma che avevano visitato la città canadese a spese dello Stato.
I colletti bianchi dello sport, forse nella consapevolezza dell'inadeguato addestramento, non avevano annunciato l'obiettivo finale ai Giochi canadesi. Ma era scontato per tutti almeno confermare, se non migliorare, il quarto posto dei Giochi di Torino (con 8 ori e 22 medaglie), in vista delle Olimpiadi
casalinghe a Sochi. A Vancouver era bruciato in particolare il controverso secondo posto dello zar del pattinaggio artistico Evgenij Plushenko (“il tuo argento vale oro”, gli aveva scritto Putin) e la sconfitta ai quarti della nazionale di hockey, campione del mondo in carica ma bastonata dai canadesi.
Ora Mutko annuncia che sarebbe soddisfatto se la squadra russa (223 atleti, la più grande nella storia russa, età media 22,5 anni contro i 26,5 a Vancouver, rispetto alla quale è stata rinnovata per due terzi) terminasse nella Top Five per numero di medaglie, grazie in particolare a discipline come l'hockey su ghiaccio (dove Putin vuole l'oro) o lo sci di fondo. Ma anche il pattinaggio artistico e il biathlon, ha ricordato il presidente del comitato olimpico Aleksandr Zhukov. Un traguardo rivisto al ribasso rispetto allo scorso marzo, quando il
ministro aveva sentenziato che “il solo risultato perseguito e atteso a Sochi è il primo posto” per numero di podi. Un obiettivo corretto dopo alcune prestazioni deludenti negli sport sul ghiaccio: uno dei tre primi posti sarebbe un buon risultato, aveva profetizzato.
“A mio parere, la nostra situazione è più difficile negli sport invernali che in quelli estivi", ha spiegato, quasi mettendo le mani avanti di fronte ad eventuali fallimenti. “Ci sono 98 podi in 14 sport e solo 5 di essi sono nostri sport tradizionali”, ha osservato. “Un podio olimpico comunque non è solo il risultato del lavoro del ministero dello sport o del ministro, oggi è anche il successo del Paese stesso, un riflesso del suo
sviluppo economico e sociale, dello sviluppo della sua scienza e della sua tecnologia”, ha sottolineato.