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Cultura
Croazia - 26 marzo 2014Torna all'indice →

Nel romanzo “L'Ultimo testimone” la storia della Guerra fredda secondo un agente segreto istriano

È forse la parte più affascinante e più bella di quella che fu la Jugoslavia. Prima ancora era conosciuta come provincia di Trieste, asburgica per secoli e poi italiana. L'Istria, terra per lungo tempo contesa, è oggi croata e slovena. Ma la sua storia nel Novecento è stata anche storia di scontri brutali, di eccidi nazisti, di vendette titine e, infine, della fuga degli esuli italiani conosciuti ancora come istriani. È in quella terra affascinante e difficile che si snoda il racconto di Sergio Cionci, oggi novantatreenne, nato e cresciuto a Pola fino all'esodo degli italiani cominciato dopo il trattato di Parigi del 1947. Passato da allievo ufficiale della Regia aeronautica a partigiano nelle formazioni antifasciste istriane, Cionci fu reclutato dai servizi segreti italiani per i quali svolse, dal 1947 al 1952, attività di agente tra Trieste e l'Istria. A raccontare la sua storia, nell'unico libro sullo spionaggio italiano durante la Guerra Fredda, è Andrea Romoli, giornalista Rai che ha raccolto la testimonianza di Cionci e ne ha restituito ai lettori una storia narrata in prima persona, un racconto avvincente che si sviluppa in stile semplice e lineare. Cionci è uno dei 28mila italiani costretti a lasciare la nativa Pola. Il reclutamento nei servizi segreti avviene dopo l'esodo ed è facile reazione ai torti subiti dagli italiani d'Istria. Oggi, a tanti anni di distanza, l'ex agente ha deciso di far conoscere quella parte di storia rimasta dietro le quinte. Con memoria incredibile, a dispetto degli anni, svela al lettore un inedito spaccato del confine orientale all'inizio della Guerra Fredda. Tutto passa attraverso il misterioso Mario Casale, direttore dell'Ufficio corrispondenti delle Venezie. Una fantomatica agenzia di stampa con un unico domicilio conosciuto: Casella postale Gorizia 72. È questa la copertura con la quale Cionci costruisce, e tiene in piedi per cinque anni, una rete di informatori che metterà spesso sotto scacco il potente apparato della polizia segreta jugoslava. Agenti, esuli doppiogiochisti, infiltrati e donne coraggiose sone le pedine attraverso le quali Cionci opera e che oggi rivivono nelle pagine de “L'Ultimo testimone” con inedite vicende e retroscena spesso sorprendenti.