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Serbia - 16 aprile 2014Torna all'indice →

Presentato a Roma il libro sulla storia dimenticata del salvataggio dell’esercito serbo nel 1915

Centotrentaseimila soldati, 11.651 ammalati e feriti, cavalleria di oltre 13.000 uomini e 10.000 cavalli, quasi 23.000 soldati austriaci - prigionieri dell'Esercito serbo - ma anche 22.000 tonnellate di viveri, foraggi, medicinali e materiali vari e 50 pezzi d'artiglieria serba imbarcati e trasportati in salvo dalla Marina da guerra italiana. Era la fine del 1915, quando l'Esercito serbo, stretto dalle armate degli imperi centrali, dovette ritirarsi nel pieno dell'inverno, attraverso i monti albanesi. Giunto sulle coste dell'Adriatico, il salvataggio di un intero esercito fu quasi esclusivo compito dell'Italia. A questa impresa straordinaria e ciclopica, che coinvolse 170 navi della Marina militare italiana, è dedicato il volume “Per L'Esercito Serbo - Una storia dimenticata”, realizzato dallo Stato Maggiore della Difesa nell'anno dell'avvio delle celebrazioni del centenario della prima guerra mondiale. Presentato a Roma al Sacrario delle Bandiere al Vittoriano, il volume che contiene anche numerose immagini, rappresenta la riedizione del libro di Paolo Giordani, “Per l'Esercito Serbo”, del 1917, a cui è stata aggiunta la traduzione in serbo, curata da Mila Mihajlovic. Una vicenda quasi del tutto sconosciuta, che coinvolse la Marina militare italiana e che costituì “una vera e propria missione umanitaria ante litteram”, ha ricordato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. “Pensando alla Grande guerra - ha detto - si pensa sempre a Caporetto, trascurando altre importanti battaglie”. È da qui, da questa vicenda del tutto sconosciuta, “che siamo voluti partire per avviare le celebrazioni del centenario della Grande guerra”. L'operazione di salvataggio dell'esercito serbo costituì una vera e propria operazione di guerra con modalità di pace che valse ai militari italiani gli onori e il rispetto dei Paesi coinvolti nel conflitto, gettando anche le basi per la cooperazione internazionale con la Francia e la Gran Bretagna, con cui l'Italia portò avanti l'operazione. “Un pezzo di storia, che rappresenta la prima vera missione umanitaria italiana - ha voluto rimarcare dal canto suo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti - gestita da militari con il compito di stabilizzare e portare la pace'' e che ha gettato le basi per l'amicizia tra l'Italia e la Serbia”. Un'amicizia e una gratitudine verso l'Italia - che perse quasi il 100% dei suoi uomini per riuscire a mettere in salvo quasi il 100% dell'esercito serbo - e che dura fino a oggi, come ha sottolineato il ministro della Difesa serbo Nebojsa Rodic.