Cultura
A Mosca al via «Nadežda», mostra-evento che sfata i tabù delle città industriali russe
Una mostra evento per scoprire quello che resta il vero e grande mistero della Russia di Putin e del suo passato sovietico: le città industriali, ancora adesso poco conosciute, disperse sull’immenso territorio russo, apparentemente dimenticate eppure da sempre laboratorio sperimentale dell’utopia e della vita reale. Fotografie, sculture, installazioni e performance ospitate nel nuovo salotto buono dell’arte a Mosca: Trekhgornaja Manufaktura, sino a pochi anni fa uno delle più grandi fabbriche tessili nel cuore della capitale, ora adibito a centro espositivo e uffici per il business. In queste sale, la Biennale di arte contemporanea di Mosca lancia il suo progetto centrale russo-europeo “Nadežda” che in russo significa “speranza”, ma che indica anche il distretto industriale della città di Norilsk, uno dei centri minerari chiave della Federazione, luogo di non facile accesso.
Il progetto parte da un’idea molto semplice, ma anche estremamente profonda: una volta che l'Unione Sovietica venne istituita, le città industriali di nuova costituzione dovevano essere il motore e il cuore pulsante di un nuovo mondo industriale. Luoghi creati apposta in regioni scarsamente popolate o luoghi reinventati da città preesistenti, prima della Rivoluzione di Ottobre, che simboleggiavano l’auspicio per il futuro di una vita migliore. Ed ecco oggi Ekaterinburg, Iževsk, Ivanovo, Magnitogorsk, Nižnyj Novgorod, Norilsk e Vyksa. “La mostra si concentra sulla ricerca artistica di questi luoghi” spiega ad askanews Simon Mraz, curatore con Nicolaus Schafhausen del progetto e direttore del Forum Austriaco di Cultura di Mosca. “Nel fotografare queste città industriali l’uomo si pone tra utopia e realtà sociale, tra politica, economia e tecnologica. Sono 24 artisti da sei Paesi europei (Russia compresa). Hanno viaggiato in queste sette città per la prima volta. Come il russo Nikita Šokhov, vincitore del World press award lo scorso anno, che è stato nella fabbrica automobilistica Gaz”.
Collegata ai suoi scatti è la videoarte del tedesco Fabian Bechtle, che ha preso ispirazione dalla maniglia prodotta in Russia, grazie alla quale i generali e lo stesso ministro della Difesa riescono a reggersi in piedi sulle automobili, in apertura delle parate militari, mentre sfilano davanti al leader del Cremlino. Il risultato è un'installazione che mette insieme utopia, tecnologia e i sogni di un bambino.
Molto bella anche la mise en scène di Daša Paramonova, suddivisa tra casa e fabbrica. Nella prima, oltre agli scatti, si trovano ambienti abbastanza angusti e una finestra stilizzata con i vetri che richiamano la notte polare. Nella seconda si entra “timbrando il cartellino”. Divertente anche la divisione dei luoghi tra maschile e femminile, azzurro e rosa, operai e operaie. E ancora il grande freddo e l'estate, il buio e la luce, ma anche la doppia anima utopica delle città costruite secondo vari influssi, dallo stile staliniano alle influenze degli architetti chiamati dall'Europa a intepretare l'utopia.
Gli artisti coinvolti sono Iwan Baan, Fabian Bechtle, Cäcilia Brown, Elena Chernyshova, Leon Eisermann, Lukas Feigelfeld, Andreas Fogarasi, LaToya Rubino Frazier, Tue Greenfort, Leon Kahane, Dimitry Kawarga, Anfim Khanikov, Ira Korina, Susanne Kriemann, Sonia Leimer, Mish Mash, Igor Moukhin, Yuri Palmin, Hanna Putz, Sergey Sapozhnikov, Nikita Shokhov, David Ter-Organiano e il gruppo artistico russo “Dove i cani corrono”.
Gli organizzatori della manifestazione sono il Forum Austriaco di Cultura a Mosca e la Kunsthalle di Vienna, in collaborazione con l'Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi nella Federazione Russa, l'Ambasciata del Regno di Danimarca nella Federazione russa, la Cancelleria federale della Repubblica d'Austria e il Goethe Institut di Mosca.