Cultura
Pensiero fuori censura, aperta a Roma la mostra sull’editoria clandestina in Polonia
Venti anni di contrabbando di libri, di carta, di china e di ciclostili. Venti anni di editoria clandestina nella Polonia comunista, dove tutto ciò che non era conforme ai canoni imposti dal regime veniva messo al bando. Volumi, fumetti, musica e quella circolazione delle idee che non si fermò nella Polonia del movimento Solidarnosc al punto da mettere in piedi un secondo circuito editoriale.
Tutto questo sarà presente in “Pensiero fuori censura”, la mostra inaugurata all'Istituto di Cultura polacco di Roma con cui si è aperta la dodicesima edizione di “Corso Polonia”, il Festival della cultura polacca nella Capitale, che cade nel decennale dell'ingresso di Varsavia nell'Ue, nel quindicennale dalla sua adesione alla Nato e a 25 anni dalle prime elezioni libere vinte dal movimento fondato da Lech Walesa. Per l'occasione gli interni della galleria di palazzo Blumenstihl che ospita la mostra si sono trasformate in quelli di una tipografia clandestina degli anni '80 e di un centro di incontri di intellettuali, scrittori e artisti dell'opposizione democratica polacca. Tanti i documenti originali esposti: una serie di titoli ad alta tiratura come le edizioni tascabili della rivista “Kultura” di Parigi diretta da Jerzy Giedroyc o le pubblicazioni della nowa Niezalezna Oficyna Wydawnicza, e quelle stampate da piccole tipografie clandestine che operavano nelle cantine o nei garage e distribuivano tra i lettori locali i gazzettini, detti “bibuy” (da “bibua”: carta velina); fumetti e libri di fiabe, volumi di letteratura straniera. Il secondo circuito editoriale, in cui complessivamente furono pubblicati circa 6500-7200 libri e 4300 testate giornalistiche, fu una delle strade che condussero all'89 e alla caduta del Muro. “Anche grazie all'aiuto dei sindacati e degli intellettuali italiani”, come ricorda ad Ansa Nuova Europa Pawel Stasikowski, direttore dell'Istituto polacco di Roma. “L'89 e la caduta del Muro non sarebbero mai stati possibili se non fossero state vinte le elezioni dal movimento Solidarnosc. E proprio in Italia venne aperta la prima rappresentanza all'estero del movimento”. Quello del secondo circuito, spiega Stasikowski, è un fenomeno poco noto in Italia e anche in Polonia, soprattutto fra i giovani. “Il nostro intento è quello di approfondire l'89 e far capire soprattutto ai ragazzi quanto sia preziosa la libertà e che per conquistarla - tra giugno e ottobre del 1989 in tutta l'Europa orientale - vi si arrivò con un numero di vittime inferiore a quello che in poco tempo si è avuto a Maidan”. Oltre alla mostra, che rimarrà aperta fino al 30 settembre prossimo, il Corso Polonia fino all'8 giugno proporrà molte iniziative sparse in giro per la Capitale, tra musica e arte contemporanea.