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Russia - 14 gennaio 2015Torna all'indice →

In Russia adesso è vietato guidare l’auto a travestiti e transessuali

A transessuali e travestiti è vietato mettersi al volante in Russia. A sancirlo è un controverso decreto firmato il 29 dicembre e pubblicato sul sito internet ufficiale del governo russo il 4 gennaio che stabilisce una serie di “patologie” per le quali non è consentito guidare. Oltre a numerose invalidità fisiche, nella lista sono stati inseriti anche quelli che l'Organizzazione mondiale della Sanità definisce “disordini di identità di genere” e “disordini di preferenza sessuale”. La decisione delle autorità di Mosca punta - secondo una nota che accompagna il decreto - a ridurre gli incidenti stradali mortali. Ma le autorità russe sono state aspramente criticate da numerosi attivisti per la difesa dei diritti umani per il provvedimento, che è ritenuto sintomo di intolleranza e addirittura una violazione della Costituzione dall'associazione dei giuristi russi per i diritti dell'uomo. La lista degli individui che non potranno mettersi al volante comprende i feticisti sessuali, i guardoni e i pedofili, ma anche giocatori patologici e cleptomani. Il premier russo Dmitri Medvevdev ha messo la sua firma sul nuovo codice della strada, che vieta a travestiti e transessuali di guidare, scatenando un'ondata di critiche e proteste, anche da parte di una nota consigliera del Cremlino. Nel 2012, il presidente Vladimir Putin aveva firmato una legge che vietava di fornire informazioni sui gay ai minori, nonostante l'opposizione degli attivisti per i diritti umani di tutto il mondo, oltre che di star globali quali Madonna. Il nuovo codice ha l'obiettivo dichiarato di ridurre il tasso di incidenti mortali in Russia, togliendo dalle strade i guidatori con alcune patologie. Ma una componente del consiglio per i diritti umani del Cremlino ha messo in questione pubblicamente le norme, affermando che paiono una violazione dei diritti umani. Yelena Masyuk ha pubblicato un comunicato sul sito del Consiglio sottolineando la “possibile iniquità del negare il diritto alla guida a coloro che soffrono di disordini di identità di genere e di preferenza sessuale”.